Pier delle Vigne 2007 Murgia Rosso igt | Voto: 90/100

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n5

CANTINE BOTROMAGNO

Uve: aglianico e montepulciano
Fascia di prezzo: 18 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

VISTA: 5/5 – NASO 27/30 – PALATO 27/30 – NON OMOLOGAZIONE 31/35

Beniamino D’Agostino afferma che questa è “l’altra Puglia” e probabilmente ha ragione lui, anche se io sostengo che questo territorio rappresenta comunque una delle innumerevoli facce della stessa medaglia: una pietra preziosa chiamata Puglia. Dal punto di vista enologico essa incarna da sempre Italy’s Wine Barrel”, come sottolineano i due scrittori anglofoni Mary Ewing Mulligan e Ed Mc Carthy, in senso positivo of course, nel loro libro “Italian Wine For Dummies”. Di quale zona pugliese stiamo parlando specificatamente? Ma della Murgia barese, naturalmente.

Un areale borderline con la Basilicata orograficamente e geograficamente diverso dal contesto regionale e che è connotato stranamente da un clima fresco e temperato per buona parte dell’anno; fitto di boschi; con un sottosuolo ricco di minerali e sorgenti carsiche e punteggiato da infiniti pascoli per gli animali. E con questo eccellente microclima, caso raro in tutta la Puglia, pure la produzione dei vini bianchi, a somiglianza di quelli rossi, è contraddistinta da un’eccellente qualità. Basti pensare che la Verdeca proprio in queste lande ha trovato il suo habitat più vocato. Anche l’onnipresente Federico II s’innamorò perdutamente di questa terra, tanto è vero che la definì “giardino di delizie”; fece poi costruire qui un castello e ne fece la sua dimora di caccia preferita. La città principale è Gravina, nome mutuato dal torrente che la lambisce e si estende sulle sponde di un profondo crepaccio molto simile ad un canyon.

D’altra parte il nome “Gravina” sta a significare proprio questo: una spaccatura della crosta terrestre. Lo stemma araldico comunale porta inciso la frase ”Grana Date et Vina”, vero e proprio Nomen omen, visto che proprio la produzione del grano e del vino, insieme all’olivicoltura, sono le principali risorse agricole territoriali più fiorenti.

Correva l’anno 1991 quando i giovani fratelli Beniamino ed Alberto D’Agostino di Gravina decisero di intraprendere un percorso enologico alternativo e di qualità, rilevando l’antica Cantina Sociale locale e facendola diventare un punto di riferimento per l’intero comparto regionale. Con il supporto tecnico di esperti settoriali, essi hanno fondato le Cantine Botromagno, antico toponimo di origine greca e che evoca il nome della collina di Petra Magna. A distanza di più di vent’anni, i vini prodotti sotto il marchio Botromagno hanno acquisito una valenza di primaria importanza, distinguendosi per l’eccellente qualità. Un sapiente recupero dello storico patrimonio ampelografico locale ha dato il via poi a un modello produttivo all’avanguardia: moderno e innovativo nell’insieme, ma sempre orientato e ispirato alle antiche origini della viticoltura indigena che, non bisogna dimenticarsi, ha preso le mosse oltre 2.500 anni fa in epoca greca.

Sono almeno quindici le etichette di varia tipologia che vengono proposte al pubblico, tutte contrassegnate dal marchio di qualità. Dopo aver assaggiato buona parte di questi vini, per la mia personale valutazione alla fine ho optato per il Pier delle Vigne 2007, un blend composto dagli ormai stanziali Aglianico (60%) e Montepulciano. La vendemmia viene effettuata a fine ottobre, con le uve belle mature e zuccherose. La fermentazione è quella tradizionale in vasche d’acciaio inox per venti giorni e subito dopo seguita dalla malolattica. L’affinamento prevede un periodo di ventiquattro mesi in barriques di rovere francese e ulteriore elevazione in bottiglia per altri dodici mesi, prima di presentare il vino sugli scaffali delle enoteche. La gradazione alcolica è di 14° C.

Inchiostrato e cupamente nero il colore nel bicchiere, attraversato comunque da vividi e rassicuranti riflessi granata. Il naso si gode la sua parte, percependo chiari profumi inebrianti di flora, di terra, di balsamo, di frutta rossa bella matura, di spezie orientali e di cioccolato, completato il tutto da elevati toni marcatamente boisé. La bocca, come una grande attrice shakespeariana, reclama la scena tutta per sé e recita così: trama tannica infiltrante e succosa e già modulata con sapiente soavità. Il corpo è teso, lungo, spazioso e mollemente disteso sulla lingua. La giusta acidità dona vaporosa freschezza e insaporisce la croccante masticatura. L’humus sottoboscoso è ampio, elegante, morbido, equilibrato, tabaccoso e godereccio. Chiude con un finale minerale e leggermente goudroniano, che ci sta proprio bene. Si accoppia al brasato, alla carne alla brace, al fungo cardoncello arrostito o al forno gratinato e all’ottimo formaggio Pallone di Gravina stagionato. Prosit!

Questa scheda è di Enrico Malgi (versione orginale)


300 Vini Sud e Isole – Gigi Brozzoni

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n3
A selection of First-Class Wines from Southern Italy and the Islands
Selezione di Eccellenza di vini dal Sud Italia e dalle Isole
IL VINO: Pier delle Vigne è un omaggio al funzionario di Federico II di Svevia, a cui si deve l’introduzione delle prime uve a bacca rossa in zona…
Vino dalla raffinata impronta speziata…Sul palato mostra tannicità energica ma ottimamente controllata…
ANNATE CONSIGLIATE: 2001, 2003, 2004, 2006.


Primitivo Dop Dedicato a Franco e Lucia 2008 | Voto: 90/100

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Primitivo Dop Dedicato a Franco e Lucia 2008 | Voto: 90/100

n1

Botromagno Vigneti e Cantine

Uva: Primitivo

Fascia di prezzo: 40,00 euro in enoteca

Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

Vista 5/5 – Naso 26/30 – Palato 27/30 – Non omologazione 32/35

Schiene curvate e spezzate per il duro lavoro nei campi dall’alba al tramonto; sudore e fatica, col sole impietoso che picchia sulle cervella senza pensieri. Un terreno arido, senz’acqua e difficile da domare e poi all’improvviso pioggia insistente e martellante, che lava prima la testa e la faccia e poi la terra. Ecco l’infelice condizione di tanti nostri progenitori del sud Italia, che hanno stentato una vita per il Bene e l’Avvenire dei propri figli, cercando di allontanarli da questa maledizione, retaggio primordiale ereditato da Adamo ed Eva. “Studia a papà, prenditi una laurea e stai lontano da questo mondo così difficile e faticoso ”. E spesso è capitato che la laurea sia stata conseguita, lontano dai propri affetti, con grandi sforzi e sofferenze, ma poi, per un maleficio ancestrale, la calamita della vita attira sempre verso le proprie origini, riportando il quadrante del tempo al punto di partenza.

Beniamino e Alberto D’agostino sono due fratelli che hanno vissuto questa esperienza insieme con i loro genitori. Hanno capito che la famiglia è il vero e unico valore e il fulcro di tutta la loro esistenza. E per questo motivo essi hanno voluto dedicare il loro lavoro di produttori di vino a Gravina in Puglia a chi ha sofferto duramente e si è prodigato incessantemente per il loro benessere e la loro emancipazione. Un vino in particolare, il Dedicato a Franco e Lucia Primitivo di Gioia del Colle Dop, è stato prodotto proprio a questo scopo, tanto è vero che la controetichetta della bottiglia recita così: “Dedicato a chi ci ha dato la vita, a chi ci ha insegnato l’amore, a chi ha fatto della nostra vita un sogno! Dedicato a mamma e papà, genitori meravigliosi!”. E poi continuano a chiedersi: “Può un vino esprimere i sentimenti più nobili che albergano nell’animo umano? Amore, Riconoscenza, Passione, Speranza, Gratitudine, Tolleranza e Rispetto. Questo è quello che i nostri genitori ci hanno insegnato e trasmesso ed a loro, Franco e Lucia, abbiamo voluto dedicare il nostro vino più prezioso”. Meraviglioso questo loro affetto sincero! Beniamino, con cui ho più dimestichezza, non è nuovo a questo genere di consacrazione familiare, perché già in precedenza aveva dedicato un suo ottimo vino alla propria figlia: il rosato Lulù, mettendo in mostra ancora una volta i suoi buoni propositi e sentimenti autentici.

Il millesimo è datato 2008 ed è stato prodotto in quantità limitata a 1991 bottiglie numerate, in ricordo dell’anno di fondazione della loro azienda Botromagno. Il vino è confezionato con solo Primitivo, vitigno allevato col classico sistema ad alberello su terreno collinare a 500 metri di altezza. Dopo la fermentazione, esso transita per 24 mesi in barriques di rovere di secondo passaggio e poi viene elevato in bottiglia per ulteriori 12 mesi. La gradazione alcolica arriva a 14°.

Il colore nel bicchiere è impenetrabilmente scuro quasi da far paura a chi teme il buio. Ma io direi anche rassicurante per chi guarda ai bordi più chiari come ad una porta aperta per poter sempre fuggire. Ma non c’è bisogno di scappare, perché una volta accostato il vino al naso si viene assaliti da una fantasmagorica sensazione di puro godimento e di relax. Si è quasi storditi dai profumi intensi di frutta rossa come la prugna e l’amarena, quella del sottobosco di ribes, more e mirtilli e poi tracce floreali, coté speziato di chiodi di garofano, vaniglia e pepe nero, infiltrazioni minerali e umori terziari di boisé e di goudron. Il sorso occupa e domina tutta la bocca, come il Terzo Reich la Francia. Palato vigoroso e dotato di eccellente polpa e vivaci nervature, grazie ad un’estrazione secca quasi masticabile. Il vino ha spessore, tensione e reattività nello sviluppo modulato ed efficace. Il ricamo dei tannini, già maturi, è impreziosito da risvolti godibili, vellutati e pervasivi. La suggestione fruttata ritorna con veemenza sulle papille, insieme ad una percezione gourmand altamente godibile. Il finale è lungo ed intenso. Un vero cru, esuberante e caratteriale e che rappresenta degnamente il vocato areale gioiese e sancisce così la definitiva consacrazione del territorio murgiano. Questo dimostra ancora una volta che i vini del Mezzogiorno possono giocarsela alla pari con i loro omologhi nordici e d’Oltralpe. Sicuramente migliore riconoscimento da parte di Beniamino ed Alberto ai loro genitori non ci poteva essere. Bravissimi! Da accoppiare con la squisita e terragna cucina locale. Prosit!

Questa scheda è di Enrico Malgi



Vinix: Gravina 2011

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n4

NOME VINO: GRAVINA 2011

PRODUTTORE: BOTROMAGNO

ZONA: PUGLIA – ITALIA

VALUTAZIONE: @ @ @ @ @
Duro da scalfire lo scetticismo di chi pensa che una regione meridionale dal clima caldo come la Puglia non possa essere, oltre che una terra promessa da grandi rossi, anche una zona di produzione di validi vini bianchi.
Sicuramente, lo capirebbe anche un bambino, i climi non sono quelli delle più bianchiste zone vinicole italiane, dal Friuli Venezia Giulia all’Alto Adige e dal Veneto del Soave, o scendendo al Centro, delle Marche del Verdicchio, sino all’Irpinia del Greco di Tufo e del Fiano di Avellino, e qui quando fa caldo fa veramente caldo e non si scherza.
Però in questa bellissima regione, che per comodità chiamiamo Puglia ma per correttezza dovremmo tornare a chiamare, come si faceva anticamente, le Puglie, tali e tante sono le differenze tra le parte nord, soprattutto l’area a nord di Bari, ed il profondo Sud del Salento brindisino e leccese, che non possono non ripercuotersi anche nei vini. Che, non va mai dimenticato, sono sì figli del savoir faire degli umani, ma esprimono, soprattutto nei casi dei vini più autentici, la natura e la conformazione geologica dei terreni su cui sono situati i vigneti, il tipo di microclima, l’epoca di maturazione.

Tutto questo “pistolotto” solo per dire che se nelle terre del Negroamaro e del Primitivo è più difficile (ma ci sono anche qui piacevoli eccezioni) trovare dei grandi bianchi, qualche centinaio di chilometri più a nord, la Puglia è lunga…, nella Daunia in provincia di Foggia e soprattutto nella Murgia barese, e poi nelle terre dei trulli, Alberobello e Valle d’Itria, http://it.wikipedia.org/wiki/Terra_dei_Trulli si contano sempre più, anno dopo anno, bianchi veramente d’eccellenza. Dotati di una tale freschezza e sapidità da risultare sorprendenti.

Una delle denominazioni più rappresentative di questa che in inglese potremmo definire Apulian way to white wines, via pugliese al bianco, è una Doc, creata nel 1983, che prende nome dal borgo di Gravina in Puglia, situato in provincia di Bari http://it.wikipedia.org/wiki/Gravina_in_Puglia nella zona di quell’Alta Murgia che comprende anche un suggestivo Parco Nazionale http://it.wikipedia.org/wiki/Parco_Nazionale_dell%27Alta_Murgia . Gravina il nome del Paese e della Doc, rigidamente in bianco, ma anche il nome della tipica morfologia carsica della Murgia, con incisioni erosive profonde simili a canyon, http://it.wikipedia.org/wiki/Gravina_%28geologia%29 che si possono ammirare nel capoluogo e un po’ in tutta la zona.

A Gravina in Puglia, come si legge nel motto latino Grana dat et vina (ovvero offre grano e vino) presente nel gonfalone comunale, le tradizioni agricole e vinicole sono antichissime, visto che la coltivazione della vite risale ad oltre 2.500 anni fa, come testimoniano i numerosi reperti della necropoli scoperta sul colle più elevato e fare vino è diventata un’attività seria e professionale, da poco più di vent’anni, dal 1991, quando una famiglia di costruttori, impegnata anche in altri campi, i D’Agostino, decisero di rilevare l’antica Cantina Sociale, salvandola da una situazione fallimentare e facendone un’azienda moderna.

Due decenni dopo i vini della Cantina Botromagno, questo il nome dell’azienda, www.botromagno.it condotta con criteri imprenditoriali e crescente amore per il vino e la viticoltura da Beniamino e Alberto D’Agostino, vanno talmente bene che sono apprezzati e venduti in una dozzina di mercati esteri, trattati da fior di importatori negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Una quarantina gli ettari vitati, https://www.botromagno.it/it/vigneti-e-vitigni.html una gamma che si è progressivamente ampliata e oggi vede una crescente importanza per vini rossi ottenuti da Nero di Troia, Primitivo, Aglianico (nella gamma ora è presente anche un Salice Salentino da uve acquistate in agro di Guagnano), ma il cuore della produzione, anche ora che alla guida tecnica al grande enologo Severino Garofano, che è stato una sorta di secondo padre e di guida all’amore per le vigne ed il vino per Beniamino (sottratto ad una carriera di avvocato), è succeduto l’enologo Alberto Antonini, è il Gravina.

Il Gravina Doc di Botromagno nasce da una lettura rigorosa del disciplinare di produzione che testualmente recita “Malvasia del Chianti: dal 40 al 65 per cento; Greco di Tufo e Bianco d’Alessano da soli o congiuntamente: dal 35 al 60 per cento. Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve provenienti dalle varietà di vitigni Bombino bianco, Trebbiano, Toscano e Verdeca, da sole o congiuntamente presenti nei vigneti fino ad un massimo del 10 per cento”.

Il Gravina Doc di Botromagno, di cui al Vinitaly ho potuto degustare, fresca di imbottigliamento per una prima partita, l’annata 2011, prevede invece un uvaggio composto per il 60% da Greco e per il 40% da Malvasia bianca, cui possono talora essere aggiunte piccole partite di Fiano e Bianco di Alessano.
Anche in questo caso, come ho notato soprattutto del Poggio al Bosco, decisamente più grasso e corposo e con un più ridotto contributo in termini di acidità, il vino, rigorosamente vinificato e affinato esclusivamente in acciaio, non è in forma ottimale, ma già in questa fase manifesta in pieno tutte le caratteristiche che ne fanno il più nordico dei bianchi pugliesi, grazie ai terreni calcarei, ricchi di sali minerali dove sono collocati i vigneti.

Un bel colore paglierino vivace molto luminoso, con tenui riflessi verdognoli ed un naso di buona intensità e compattezza, molto nitido preciso, con la classica impronta tutta freschezza e sale, accenni minerali, dove alla frutta, pesca gialla e pesca noce, mela, e soprattutto agrumi e poi fiori bianchi e fieno, si unisce una classica nota di mandorla.
A costituire un insieme vivo, accattivante, nitido, di bella espressività. Ben secco, ricco di nerbo, con una bella acidità che innerva il vino e gli dà energia e verticalità, l’attacco in bocca, con giusta asciuttezza, una grande freschezza e una bella espressione di frutto, e su tutto una piacevolezza, una facilità di beva, quando lo si porta a tavola e lo si abbina a piatti di pesce, antipasti freddi, torte salate con ricotta e spinaci, che è veramente l’arma vincente, oltre ad uno spiccato carattere territoriale, una calibrata petrosità al gusto, di questo ottimo bianco. Che se non conoscete ancora dovete assolutamente scoprire.
Franco Ziliani
Articolo originale:
http://www.vinix.com/degustazioni_detail.php?ID=3378